Lo studio iraniano ZAV Architects ha progettato e realizzato un villaggio composto da colorate e semplici cupole di terra, come parte del più ampio progetto “Presence in Hormuz 02”: un manifesto politico e sociale nato per sensibilizzare e mostrare una reale alternativa politica ed economica all’unica attività redditizia dell’isola: il traffico illegale di petrolio.
“Il nostro progetto è un processo continuo che mira a costruire fiducia e legami tra i cittadini e i turisti che incuriositi verranno a visitare il villaggio piuttosto che oggetti architettonici” affermano gli architetti dello studio ZAV.
Sia all’esterno che al loro interno le cupole sono caratterizzate dai colori accesi, le cui variazioni sembrano differenziare le diverse funzioni degli ambienti e la soglia tra una tonalità e l’altra sostituisce l’alternativa a pareti divisori e porte.
Tutte le cupole sono state costruite con la tecnica del “superdobe”, ovvero l’alternativa contemporanea al metodo della terra battuta, ideata dall’architetto iraniano Nader Khalili. Le dimensioni contenute delle cupole rende la loro costruzione compatibile con le capacità costruttive degli artigiani locali e dei lavoratori non specializzati che sono stati coinvolti come parte fondamentale del processo di costruzione del villaggio.
La priorità del progetto di ZAV Architects è stata infatti quella di impiegare esclusivamente materiali locali, facilmente accessibili ed economici, così da permettere una costruzione i cui costi principali fossero legati a una giusta retribuzione della manodopera autoctona.
La maggior parte delle cupole forniscono alloggio ai residenti, mentre altre cupole ospitano aree comuni dove cenare, fare il bucato o pregare. Vi sono anche sale dedicate all’artigianato e persino un’area dedicata alle informazioni turistiche.