Dalla Francia all’Alto Adige, viaggio alla scoperta delle tradizionali architetture di montagna e delle loro peculiarità.
Costruire ex novo rispettando i dettami dell’architettura preesistente è possibile. Quando si interviene su una casa storica è importante l’analisi dei tratti distintivi per riproporne canoni e caratteristiche.
In Francia, ad esempio, in particolare nell’Alta Savoia, è frequente trovare costruzioni con basamento in pietra e facciata a colonne, con elementi che sostengono la struttura del tetto formando un portico coperto.
Prevalentemente in legno, invece, le baite costruite con il sistema “blockbau”, una tecnica dalle origini antichissime diffusa ancora oggi dall’America del Nord all’Europa centro settentrionale, dalla Scandinavia all’arco Alpino.
Si tratta di una tecnica utilizzata soprattutto nelle case wasler e nei rustici della Valle D’Aosta e del Sud Tirolo, che prevede l’utilizzo di tronchi interi sovrapposti orizzontalmente per formare le pareti. Negli angoli vengono intagliati e incastrati l’uno con l’altro. Con il sistema blockbau la struttura è completamente autoportante e si regge da sola, anche grazie alla resina che riempie i giunti fungendo da collante naturale.
Le case wasler costruite con questa tecnica possono permettersi una copertura del tetto molto sporgente rispetto alle pareti e rivestite con pesanti lastre in pietra di forma irregolare. Un’altra peculiarità delle case wasler, è il loggiato che interessa tutta la facciata e che, composto da travi prevalentemente orizzontali, veniva utilizzato per essiccare il fieno.
In generale, nella fascia alpina esistono due tipologie di edifici rurali: quella unitaria, diffusa principalmente in Svizzera e nelle Alpi Occidentali, composta da abitazione e stalla, e quella complessa, che ritroviamo dalle Dolomiti al Veneto e in Trentino Alto Adige. In questa seconda tipologia l’abitazione risulta più ampia, inoltre casa e stalla si differenziano anche per i materiali costruttivi utilizzati. Nella parte destinata all’abitazione prevalgono i muri in pietra, mentre la parte rustica è caratterizzata dall’uso del legno.
Restauro e Risanamento conservativo di una baita walser
L’architetto Silvia Banfo si è occupata del progetto di restauro e risanamento di questa tradizionale casa wasler, con lo scopo di preservare il più possibile l’integrità della struttura esistente e ripristinare la configurazione originaria dell’immobile, attualmente molto compromessa. L’edificio è realizzato in pietre a spacco locali e da struttura in legno block-bau. La parte lignea adibita a granaio era separata dal basamento in pietra, adibito invece a stalla. Tutti gli incastri tra tetto in lose di pietra ‘beole’ e la porzione lignea sono realizzati ad incastro senza l’utilizzo di chiodi in ferro o similari. Il loggiato serviva per far essicare la segale raccolta e il tetto molto spiovente, per riparare le granaglie dall’acqua piovana.
A seguito dell’analisi dello stato di fatto e della normativa di riferimento, l’intervento proposto ha lo scopo di valorizzare l’edificio agendo attraverso il consolidamento del basamento in pietra e delle porzioni in legno; rimozione delle superfetazioni e delle parti incongrue; realizzazione di impianti e dei servizi igienico-sanitari; integrazione delle parti crollate e/o mancanti e la sostituzione delle parti non più recuperabili a causa dello stato di degrado in cui si trovano.